Dove vengono prodotti i nuovi PX?

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  1. Marco Rocket
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    Amici del forum, ho intenzione di instaurare con vuoi una discussione riflettendo sulla base delle pochissime ''prove'' se così si possono chiamare riguardante il luogo di produzione della nuova Vespa PX My. Non siamo qui a decretare se Piaggio ci ''imbrogli'' o meno dato che dubito che si possa trovare un indizio schiacciante fino a quel punto però, nulla ci vieta di fare una ricostruzione dei fatti approfondita e facendo delle ipotesi.
    Premessa importante: la chiave di questa discussione sta nell'oggettività degli aspetti analizzati quindi le eventuali risposte basate su ''verità'' così per sentito dire o perchè il cugino è andato in visita a Pontedera o a Kanpur, lasciano il tempo che trovano e invito personalmente ad evitarle perchè ce n'è pieno il web e anche le balle di chi cerca una versione oggettiva. Siete comunque invitati a dire la vostra personale opinione.

    Cominciamo....

    Analisi del contesto storico Piaggio – Lml

    Nel 1999 Piaggio interrompe (questo è quello che si è bevuto il pubblico) la joint venture con Lml...ma cosa succedeva o non succedeva prima di quella data?
    Parto prendendo spunto da quella che può sembrare una frase banale tratta dalla pagina circa la LML NV della versione inglese di wikipedia. Per chi non lo sapesse, NV è il nome della Star in India.

    ''The LML NV is a scooter made by Lohia Machinery Limited India. It is sold in Europe as the LML Star, North America as the Stella, and New Zealand as the Belladonna
    The scooter is a licensed copy of Vespa PX 150 introduced in 1986.''


    Perchè il 1986? Il 1986 è un anno spartiacque...Prima di quella data la produzione dei PX avveniva con pezzi made in India con il montaggio in Italia a Pontedera. Dopo il 1986 è stato spostato sia produzione che quasi tutto il montaggio in India.

    La frase che ho appena scritto è verificabile? SI! Guardate un PX dell'85 (pre 86) e un PX dell'87 (post 86) noterete un notevole abbassamento della qualità numerosi componenti e visivamente risulterà più brutto di precedente alla fatidica data. Per intenderci, come si diceva in altre discussioni, il segnale è dato dall'ultilizzo della scritta ''PX125'' in gomma a sbalzo invece che in metallo. Questi fattori trovano un esponenziale aumento, visibile chiaramente, nei PX Millennium, ma di questo parlerò dopo.

    Perchè improvvisamente la Piaggio dovrebbe spostare la catena di montaggio in India? Semplice, siamo nell'86 e il Vespone sta perdendo vendite, serve un nuovo modello, che logicamente essendo ciò che doveva ''rilanciare'' la Piaggio doveva essere prodotto bene (rispetto ad un veicolo che sta perdendo consensi), quindi in Italia: La Cosa, messa in vendita dall'89.

    La Cosa non fa successo e pochi anni dopo viene tolta di produzione, gli anni sono passati e la catena di montaggio principale lasciata dall'infelice scooter deve lasciare il posto ai moderni scooter a variatore, quindi il ritorno del PX in Italia non viene preso in considerazione, non è più il veicolo di punta.
    Piaggio chiude con il Vespone a marce, lo toglie dal mercato. A questo punto sbuca LML che essendo già in possesso dei macchinari compra il progetto per un pugno di lenticchie e commercializza lo scooter NV nel mondo chiamandolo Star e Stella. La Star vende, segno che il progetto non è ancora logoro. Così Piaggio torna a produrlo e lo presenta all'eicma 2011. Pochi colori, prezzo elevato, dove lo fanno?


    Per questa domada esistono 2 verità e versioni circolanti:

    VERITA' 1: Piaggio ricostruisce la catena di montaggio del PX a Pontedera comprando macchinari nuovi, tutto da capo tali da far sì che lo scooter in questione venga prodotto o perlomeno montato completamente in Italia.

    VERITA' 2: Piaggio acquista veicoli provenienti montati dall'India, dove viene prodotta la Star e li commercializza come Vespa.

    Premettiamo che Made in India non significa per certa una scarsa qualità e viceversa, il Made in Italy una qualità ottima, anzi, e questo lo dimostra la realtà dei fatti...

    Perciò...

    Obbiezioni alla ''verità 1'': Secondo il mio parere, la prima affermazione è poco credibile. E' diffcile che Piaggio abbia ricreato una catena di montaggio spendendo fior di soldi per rimettere in produzione un veicolo che, potrà chiamarsi ''Nuovo PX'', ma nella realtà dei fatti è vecchio e se vogliamo anche superato con un motore 2t di mezzo secolo fa che non sappiamo per quanto tempo potrà per legge essere ancora prodotto in quanto tale. (Nel 2016 gli scooter superiori a 125 per poter essere immatricolati dovranno essere euro 4 e montare l'ABS)...E' possibile che Piaggio abbia speso tanti soldi per mettere in produzione un progetto di 30 fa, che vende si e no 1'500 pezzi l'anno (1255 in tutto il 2013 tra 125 e 150) e sapendo che forse il motore tra poco sarà illegale???

    Obbiezioni alla ''verità 2'': I Vesponi, in tal caso, come le Star, non sono completamente montati in quanto devo rispettare rigidi paramentri di imballaggio per la spedizione.


    QUESTIONE DEL MADE IN ITALY

    Come si fa ad avvalorare la seconda verità se sulle nuove Vespa PX c'è scritto ''made in Italy''??
    Questo ostacolo si può scavallare mediante leggi dell' Unione Europea risalenti al 2003, 2009

    ''La normativa in materia di “Made in Italy” è in continua evoluzione alla ricerca di un punto di equilibrio tra fenomeni ed interessi diversi e contrapposti : il produttore che non deve subire la concorrenza sleale, la capacità concorrenziale delle imprese nazionali che devono poter ricorrere alla delocalizzazione della produzione ed il consumatore, la cui buona fede deve essere preservata.
    Così negli ultimi anni il mondo imprenditoriale si è trovato a fronteggiare una serie di norme statali, comunitarie ed internazionali di difficile e complessa interpretazione.''

    L’art. 4 comma 49 Legge 350 del 24/12/2003 recita “importazione e l’esportazione a fini di commercializzazione ovvero la commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza costituisce reato ed è punita ai sensi dell’articolo 517 del codice penale. Costituisce falsa indicazione la stampigliatura «made in Italy» su prodotti e merci non originari dall’Italia ai sensi della normativa europea sull’origine; costituisce fallace indicazione, anche qualora sia indicata l’origine e la provenienza estera dei prodotti o delle merci, l’uso di segni, figure, o quant’altro possa indurre il consumatore a ritenere che il prodotto o la merce sia di origine italiana. Le fattispecie sono commesse sin dalla presentazione dei prodotti o delle merci in dogana per l’immissione in consumo o in libera pratica e sino alla vendita al dettaglio. La fallace indicazione delle merci può essere sanata sul piano amministrativo con l’asportazione a cura ed a spese del contravventore dei segni o delle figure o di quant’altro induca a ritenere che si tratti di un prodotto di origine italiana. La falsa indicazione sull’origine o sulla provenienza di prodotti o merci può essere sanata sul piano amministrativo attraverso l’esatta indicazione dell’origine o l’asportazione della stampigliatura «made in Italy».

    L’art. 4 comma 49-bis. L. 24 del 24/12/2003 n. 350 come integrato dall’art. 16 del D.L. 25/9/2009 n. 135 recita “ Costituisce fallace indicazione l'uso del marchio, da parte del titolare o del licenziatario, con modalità tali da indurre il consumatore a ritenere che il prodotto o la merce sia di origine italiana ai sensi della normativa europea sull'origine, senza che gli stessi siano accompagnati da indicazioni precise ed evidenti sull'origine o provenienza estera o comunque sufficienti ad evitare qualsiasi fraintendimento del consumatore sull'effettiva origine del prodotto, ovvero senza essere accompagnati da attestazione, resa da parte del titolare o del licenziatario del marchio, circa le informazioni che, a sua cura, verranno rese in fase di commercializzazione sulla effettiva origine estera del prodotto. Il contravventore è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 10.000 ad euro 250.000”. 49-ter. “E' sempre disposta la confisca amministrativa del prodotto o della merce di cui al comma 49-bis, salvo che le indicazioni ivi previste siano apposte, a cura e spese del titolare o del licenziatario responsabile dell'illecito, sul prodotto o sulla confezione o sui documenti di corredo per il consumatore.”.

    Precisiamo alcuni punti DI FONDAMENTALE IMPORTANZA, approvati successivamente a queste regole e che le facciano capire meglio:

    ''La Cassazione giunge alla decisione dopo avere ripercorso la criptica disciplina penale del made in Italy e fissato alcuni punti fermi: a) l'imprenditore nazionale che delocalizza la produzione all'estero può apporre il proprio marchio sulla merce prodotta all'estero, in quanto il marchio non indica la provenienza della merce da un determinato luogo di fabbricazione bensì la sua provenienza da un determinato imprenditore che si rende garante della qualità del prodotto nei confronti degli acquirenti (cfr. Cass. pen., sez. III, 19 aprile 2005, n. 34103, Tarantino; Cass. pen., sez. III, 17 febbraio 2005, Acanfora, n. 13712; Cass. pen., sez. III, 28 settembre 2008, Parentini, n. 166);''

    ''la disciplina europea sull'origine - richiamata dall'art. 4 comma 49 della l. n. 350/2003 - è costituita dal Codice doganale comunitario, adottato con Regolamento CE n. 450/2008, secondo il quale nel caso in cui alla produzione della merce abbiano contribuito due o più Paesi, la merce si considera originaria del Paese dove è avvenuta l'ultima lavorazione/trasformazione sostanziale, purché sussistano cumulativamente le condizioni che tale trasformazione/lavorazione sostanziale sia economicamente giustificata, effettuata da un'impresa attrezzata a tale scopo e si sia conclusa con la fabbricazione di un prodotto nuovo o abbia rappresentato una fase importante del processo di fabbricazione (cfr. Cass. pen., sez. III, 9 febbraio 2010, F., n. 19746); e) la l. n. 55/2010 - che introduce un sistema di etichettatura obbligatoria dei prodotti finiti ed intermedi nel settore tessile, calzaturiero e della pelletteria, presidiato da sanzioni amministrative e penali - all'art. 1 comma 4 stabilisce che la dicitura made in Italy può essere apposta esclusivamente sui prodotti finiti per i quali le fasi di lavorazione, definite dagli artt. 5, 6, 7, 8 e 9;''

    La dicitura ''made in...'' viene perciò stabilita dal paese a capo della produzione estera e che dia un ultima grossolana trasformazione al prodotto.

    Applichiamo queste teorie al caso specifico del Vespone MY riprendendo la verità 2 formulo la mia idea.

    Piaggio fa produrre la componentistica in India e in India vengono montate le Vespe nello stabilimento di Kampur della Lml come accade dopo all'86. Come detto prima gli scooter non possono arrivare montati in quanto devono rispettare severe norme e misure di imballaggio. Quindi le Vespe e le Star arrivano smontate della parte anteriore (forcella ruota manubrio) che vengono infatti montati dai concessionari LML o in caso delle Vespa PX dalla Piaggio che così facendo darebbe un ultima modifica al semilavorato proveniente dall'India, tale, essendo un'azienda italiana, da consentire legalmente la stampigliatura dell'etichetta ''MADE IN ITALY''.

    Altri aspetti...

    Piaggio dava in premio ai primi 150 compratori del nuovo PX My una visita alla fabbrica di Pontedera e consentire la visione della catena di montaggio del PX.

    E qualcuno ci è andato e ha diffuso delle foto... 3!

    Vediamole...





    Le immagini qui sopra sono le uniche circolanti, un po' poco per dire con certezza che lo sccoter venga assemblato in Italia. Nelle foto non si vede alcun operaio al lavoro e tali immagini immortalano solo scooter finiti!!! Perchè Piaggio, se davvero monta i nuovi PX in Italia, e sapendo che molti, come me, pensano che sotto ci stia Lml, non pubblica delle foto dove si vedono gli operai montare, come faceva già anni indietro e fa tutt'ora con altri modelli?

    Non è che forse detta catena di montaggio italiana serva solo a ultimare il semilavorato proveniente dall'India, come detto sopra, per poter mettere la famosa nomenclatura ''Made in Italy'' e per fare delle foto e la visita ai primi 150 compratori sperando di poter mettere una pietra sopra ai dubbi che involontariamente nascono?

    Quelli che hanno visitato la fabbrica, in quanto primi 150 compratori del ''nuovo PX'' probabilmente più che una catena di montaggio hanno visto, se la mia ipotesi è vera, un set fotografico, quello delle foto.

    Queste sono le mie considerazioni. Siete liberi di rispondere sempre nell'ordine e nel rispetto (so che l'argomento scotta) e rispettando la premessa in rosso fatta all'inizio.

    Grazie! ;)
     
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22 replies since 8/10/2014, 13:54   7236 views
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